what the difference consists in,
between a twisted cantilena, and a bent symphony,
both resulting from the will to emerge, from the swampy conjecture that the past is a warning, and the future its repetition of fault, cause, condition of which almost everything is revealed.
Almost.

A precious conceit is delineated, as deleterious and harmful as it is reassuring and teeming with gifts, the gifts of life, which by rewarding fixes the just and the unjust, the implicit and the explicit, the continuous and the discontinuous, the enemy of the people and the child of the people,

a stage, a mission, a synchronization at which to laugh and cry, sleep and unravel, wake up and tear apart,

what pain the necessary loneliness of a now expected procreation will bring, how caesarean breaking of the waters,

a loneliness for logical purpose of resurrectional, demo-inevitable genetics:

responsible for the full monadic charge
that of advent expresses and explodes the inner myriadism of the self, good-in-itself, state-for-itself, standing for all;

but beware, it is a boneless good, for infrastructure,
function of function, body of bodies, mind of minds,

a symbolicity that seemingly informational, moves from scripture and appropriates it, mixing, skipping, cutting, Satie flows, Bartok flows, Beethoven flows, they flow, and as if by magic are possessed by the very rite of flowing in other guise, voice, synchronically historical, acronically present.

The cuisine of the new nutrition by standing in the limit,
each appointment eliciting the rule and its breaking, no ragioen given, both heaven and earth, but imitations of imitations of heaven and earth,
without concern that the last war suffices the voice of peace,
the subtraction and variety of wills
Will resolve the centralization
And the echo of emptiness as a new frontier will call to continue
whatever the technology of virtue is

what is different and derivable is good, and be it despite the obsessive hermaphroditism of full potential.


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in cosa consiste la differenza,
fra una cantilena contorta, e una sinfonia piegata,
entrambe risultando dalla volontà di emergere, dalla paludosa congettura che il passato sia un monito, e l'avvenire la sua ripetizione di colpa, causa, condizione di cui quasi tutto è svelato.
Quasi.

Si delinea una preziosa presunzione, deleteria e dannosa, quanto rassicutante e brulicante doni, i doni della vita, che premiando fissa il giusto e l'ingiusto, l'implicito e l'esplicito, il continuo e il discontinuo, il nemico del popolo e il figlio del popolo,

un palcoscenico, una missione, una sincronizzazione a cui ridere e piangere, dormire e svelarsi, svegliarsi e dilaniarsi,

che dolore porterà la solitudine necessaria di una procreazione ormai attesa, quanto cesarea rottura delle acque,

una solitudine per scopo logico di una genetica resurrezionale, demo-inevitabile:

responsabile della piena monadica carica
che d'avvento esprime ed esplode l'interno miriadismo del sé, bene in sé, stato per sé, stante per tutto;

ma attenzione, è un bene disossato, perché infrastruttura,
funzione di funzione, corpo di corpi, mente di menti,

una simbolicità che apparentemente informazionale, muove dalle scritture e se ne appropria, mixando, saltando, tagliando, scorre Satie, scorre Bartok, Beethoven, scorrono, e come d'incanto sono posseduti dal rito stesso dello scorrere in altra veste, voce, sincronicamente storici, acronicamente presenti.

La cucina della nuova nutrizione stando nel limite,
ogni appuntamento suscitando la regola e la sua rottura, nessuna ragioen data, sia cielo e terra, ma imitazioni di imitazioni di cieli e terre,
senza preoccupazione che l'ultima guerra basti alla voce pace,
la sottrazione e la varietà delle volontà
risolverà l'accentramento
e l'eco del vuoto come nuova frontier chiamerà a proseguire
qualunque sia la tecnologia della virtù

ciò che è diverso e derivabile è bene, e sia nonostante l'ossessivo ermafroditismo del pieno potenziale.



Lorenzo Brusci,

Montevarchi, 27.06.2022